Fra pochi giorni uscirà la versione doppio vinile di “Tree roots e crown”, a distanza di circa un anno dalla travagliata pubblicazione ufficiale della versione CD dell’attesissima perla di Mezzosangue.
Noi di Dislife ci siamo sentiti in dovere di recensire l’ultima opera del giovane artista mascherato noto con il nome di Mezzosangue, giovane talento musicale classe 91’ originario di Roma.
Mezzosangue entra in contatto con la cultura hip hop in giovane età, nel 2012 vince il contest freestyle Capitan Futuro e nello stesso anno inizierà a collaborare con Squarta per la produzione del mixtape “Musica cicatrene”, che riscuoterà un notevole successo, disponibile in free download. Nel 2015 esce “Soul of a Supertamp” , anticipato dai diversi singoli su Youtube, anch’esso in free download, l’album riscuote un’enorme successo, l’artista dimostra una capacità analitica fuori dal comune, testi riflessivi , tematiche umanistiche abbinate ad una voce dura ed accattivante che cavalca ritmiche sostenute, queste caratteristiche fanno di “Soul of a Soupertramp” un’opera di tutto rispetto che si differenzia dal classico rap a cui eravamo abituati.
Il 23 Marzo del 2018 viene pubblicato “Tree, roots e crown” e noi siamo subito andati ad ascoltarcelo e ne siamo rimasti particolarmente colpiti.
Le mie aspettative riguardanti il CD erano alte, dopo “Soul of a Supertramp “ non ci si poteva che aspettare qualcosa di monumentale, così è stato. Ci troviamo di fronte ad un album strettamente personale nonostante le tematiche trattate variano entro un determinato perimetro, un’espressione stilistica completa dell’autore, il tutto sembra partire da riflessioni interne del soggetto che tramite la scrittura e l’espressione musicale esorcizza la sofferenza interna comune agli animi più profondi e sensibili.
L’album è diviso in due parti che vengono identificate ognuna con tono particolare, la prima, Roots suona più classica in termini di strumentali, ci sono campionamenti, casse e rullanti anche se si percepisce un suono comunque alternativo, c’è un’influenza elettronica non di certo accomunabile all’hiphop vecchia scuola. La seconda parte è caratterizzata dall’orchestra e sonorità più soft rispetto al rap, eccetto alcune tracce ( Fuck them Fuck rap), un esperimento ben riuscito che a parer mio da quel tocco raffinato all’intera opera.
Si Penetra nei meandri di “Roots” attraverso la traccia numero 1. “ Io sono mezzosangue”, che apre in maniera maestosa i cancelli dell’inconscio, mettendoci al cospetto dell’autore che prendendoci per mano ci accompagna all’interno del proprio mondo,donandoci le sue lenti magiche con le quali ci sarà possibile comprendere a pieno la sua espressione, le sue paure, le sue gioie e cosa più importante l’incarnazione nel personaggio stesso, che rappresenta più del singolo artista, ma ogni suo singolo ascoltatore.
Si prosegue con una traccia n2 “ la mia famiglia” tributo alla propria “famiglia” ovvero amici e persone dello stesso stampo di Mezzosangue, pezzo che fa onore all’artista che riesce a rendere palpabile lo struggle senza menzionare le classiche situazioni ghettizzate di disagio tipiche dello stereotipo rap. La n.3 “System error” è uno sfogo che ironizza sugli aspetti più infimi e superficiali a cui sta andando incontro la nostra società e di conseguenza il mercato musicale, una traccia aggressiva con una critica intelligente.
“Ologramma “ è la n.4 uscita a Giugno 2018 su youtube accompagnata dal video ufficiale in collaborazione con Green Peace. Uno spunto di riflessione su se stessi e sulla natura, il video è spettacolare.
Umanista è la n.5 ed ha uno dei ritornelli più belli dell’intero disco, un urlo di speranza che risale dalle strade cupe di un’umanità compromessa, la traccia a seguire sembra l’incastro vincente, “Backdoor “ n.6, la via con cui fare breccia nel sistema sconvolgendolo, in questo caso Mezzo si fa testimone di quest’azione rivoluzionaria. A seguire c’è “Mi accompagni” n.7 ,una delle mie tracce preferite, una lunga riflessione sul legame tra la vita e l’arte, compagna che continua a far andare avanti gli animi più sensibili nonostante le sofferenze. Il ritornello è composta da una serie di scratch favolosi.” Good Bless ignorance” n.8 è una traccia ipnotica, viene elencata una lista spaventosa di nomi di personaggi legati a cospirazioni di diverso genere, il tutto su di un beat lento ed elettronico, nel ritornello si ode una voce in sottofondo che ripete il titolo della canzone, traccia che a me ha scioccato. In risposta abbiamo alla numero 9. Verità II, la stremante ricerca di un qualcosa che forse non esiste, un sequel che andava fatto e termina in maniera quasi inquietante la parte “Roots” con un riferimento a Matrix;” è solo un sogno…sono Morfeo..”
“Crown” è la traccia n1 della seconda parte dell’album, ed inizia con un battito cardiaco e un’orchestra di violini che va a salire, Mezzo descrive il suo legame con la musica e con l’espressione in generale, l’arte che nasce dal bisogno di essere ed esprimersi, non per l’arte in se, stiamo entrando nella seconda parte del disco e questa è la sensazione che si riesce a percepire, sembra di percorre un sentiero che ancora non sappiamo dove ci porterà. “Fuck them Fuck” rap è la n.2 ed è una critica piuttosto dura alla scena rap in Italia, la numero 3. “Tree” è una viaggio accompagnato dall’orchestra, una canzone personale, una poetica di altissimo livello un’analisi delle proprie paure, un’ immersione nell’animo dell’artista conscio del mondo, delle sue difficoltà ma anche delle proprie facoltà. “Winter” la n.4 è una traccia complessa, l’arrivo e il ritorno annuale dell’inverno vissuto come un passaggio difficile quanto stoico, il freddo e i paesaggi spogli invernali sembrano il periodo in cui s’accumulano le sofferenze in alcune persone dall’animo particolarmente profondo, pronte a liberarsi in seguito,sbocciando in creatività. A seguire la n.5 è Ned Kelly, anch’essa uscita su youtube con il video ufficiale in stile far West, traccia con una sonorità elettronica studiata bene per diventare un singolo. “ Wonderland” è il titolo della n.6; Mezzosangue si ritrova a fare i conti con se stesso, l’entrata in Wonderland, ovvero il mondo della fama, dello spettacolo, in cui divieni un personaggio e rischi di perdere la tua personalità, quel mondo che può sembrare un sogno, ma in realtà nasconde continue insidie, risalta quella voglia di lasciare tutto e partire, di tornare ad essere nessuno e forse più libero, riflessioni molto importanti, una tematiche che si ripete in diverse tracce e che ci fa comprendere le difficoltà dell’artista nell’avere un ruolo determinante quanto pesante da sostenere. La n. 7 “ Io e te” è un dedicate ad un amico, una traccia struggente, qua trapela l’importanza dell’amicizia, la delusione, ma la voglia di far sapere quanto determinanti sono stati alcuni legami nella vita. “Upside down” è l’unico featuring del disco, che è stato affidato a Rancore, i due si alternano su di un beat orchestrato con un batteria lenta e profonda, il tutto è composto da diverse riflessioni in cui ognuno vede la propria realtà con dal punto di vista soggettivo, la realtà poi passando per la nostra personalità anch’essa composta da molteplici modi di pensare ed agire, che spesso si trovano in contrasto tra loro e con la realtà oggettiva, per cui ci si ritrova nella confusione o al bivio in cui bisogna scegliere quali delle nostre realtà scegliere. Una voce da coro si alterna in ogni barra ripetendo “upside down” creando un’atmosfera angosciante perfetta per la traccia.
Il tutto si conclude con “ Destro sinistro montante”, una metafora con la box con cui Mezzo ci descrive la continua lotta per la vita e la libertà, il tutto accompagnato da un’orchestra che esplode alla fine del ritornello in un capolavoro assoluto.
A parer mio il miglior disco del 2018.
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